Nuovo Cinema Locatelli - Film in sala e in tv: recensioni, festival, news

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Chiamami col tuo nome (Call Me by Your Name) di Luca Guadagnino, Rai Movie, ore 21:10. Mercoledì 14 ottobre 2020.Recensione scritta alla Berinale 2017 e riadattata all uscita del film in sala.Chiamami con il tuo nome (Call Me By Your Name), un film di Luca Guadagnino. Con Armie Hammer, Timothée Chalamet, Michael Stuhlbarg, Amira Casar, Esther Garrel, Victoire Du Bois. Un film che respira, di massima naturalezza, mai affettato. Un piccolo miracolo. Guadagagnino prende un racconto di formazione di André Aciman e lo sposta in una meravigliosa villa alla Bertolucci nella bassa padana. Un ospite che pare uscito dal pasoliniano Teorema sonvolgerà vite e susciterà passioni, portando il ragazzo Elio alla scoperta e alla pratica del suo lato omosessuale. Gran successo americano, e 4 nomination all Oscar. Voto 8+Visto lo scorso febbraio, praticamente un anno fa, alla Berlinale nella sezione (non competitiva) Panorama. Quando già intorno a Call Me by Your Name del siciliano assai cosmopolita Luca Guadagnino si era scatenato l hype per via dell inaspettato gran successo ottenuto giusto qualche settimana prima al Sundance. E ricordo come a Berlino fosse piaciuto più ai recensori stranieri che ai non moltissimi italiani presenti. Reazioni tiepide, diciamo. Che oggi, di fronte all orgoglio patriottico dilagante su carta e su web per l italiano dalle 4 nomination all Oscar (le categorie: migliore film; miglior attore protagonista; migliore sceneggiatura non originale; migliore canzone), vien da farsi qualche domanda molesta. Del genere: dove eravate un anno fa? ci voleva l Academy per darvi una svegliata? E comunque, finalmente, cccolo qua nei nostri cinema (consiglio: se potete, vedetevelo in VO, per quell impasto linguistico inglese, francese, italiano, dialetto cremasco piallato via dal doppiaggio). Effettivamente bellissimo. Forse il miglior Guadagnino, anche meglio di Io sono l’amore che un sospetto di indebito viscontismo l’aveva suscitato. Tanto che qualche perfido brillante l’aveva subito ribattezzato il Visconti dimezzato (e però, dico io, meglio un conte Luchino a metà che zero. Per la cronaca: una signora della famiglia del aristocratico Luchino compare nei credits di Call Me by Your Name, ed è l interior decorator Violante Visconti).Chiamami con il tuo nome è tratto da un libro dell ebreo egiziano, oggi americano (e con qualche anno di mezzo vissuto in Italia) André Aciman. che m è capitato di leggere una decina di anni fa (Guanda) e di cui a essere franco non ricordo niente, se non che era ambientato in Liguria, mentre qui azioni e accadimenti sono spostati ‘Somewhere in Northern Italy’, come avverte la dicitura a inizio film. Stando a Aciman, ricordo invece benissimo un altro suo, e migliore, libro, Ultima notte ad Alessandria, memoir che consiglio caldamente sugli anni di infanzia e prima adolescenza dell’autore ad Alessandria (d’Egitto) e poi sul forzato esilio, come è capitato a tutte le famiglie ebraiche egiziane dopo la presa di potere di Nasser. Quanto a Chiamami col tuo nome nella versione Guadaganino: siamo a Crema (bisogna intuirlo, perché nulla se ne dice esplicitamente nel film), meravigliosa quanto sottovalutata città di cui non mi pare il cinema si sia mai occupato in precedenza, e siamo più precisamente in una villa di rustica eleganza che ricorda quella abitata da Alida Valli in La strategia del ragno di Bertolucci. Trionfo della Padania, dell’Oceano padano per citare il libro di Mirko Volpi (Laterza), in questo film pure così international, e chi mai l’avrebbe detto. Case basse, mura rosse di mattoni, muggiti dalle ricche stalle, brusche parlate e modi sobri, acque di fiume e di lago, pesci d’acqua dolce. Per un lombardo come me, godimento senza fine.Racconto di formazione del ragazzo Elio, di famiglia ebraica – padre americano, madre francese – trasferitasi nel cremasco per via del papà archeologo-studioso di arte antica occupato in certe perlustrazioni sul fondo del non lontano lago di Garda, a Sirmione (emergeranno tesori classici). In quella magione nella bassa che sembra così tagliata  fuori invece passa il mondo. Ci arriva anche Oliver – è un’estate dei primi anni Ottanta -, americano, amico di famiglia e assistente del padre, un bellone che ha la prepotenza fisica di Armie Hammer (non così convincente, e con qualche anno di troppo per la parte: forse il punto di fragilità in un film che azzecca quasi tutto). Un bel po’ ospite pasoliniano alla Teorema, visto che piace a tutti e tutti conquista, uomini e donne, un permanente centro di irradiazione sessuale piantato nel bel mezzo di quel microcosmo dedito ai piaceri dell’arte e della cultura, e del bel vivere, del buon cibo, delle passeggiate, delle letture, delle conversazioni con gli amici. Un ospite-angelo destinato a cambiare più di una vita altrui.La storia di Chiamami col tuo nome è la storia tra l adolescente Elio -anni diciassette e il ventenne Oliver. Elio (interpretato da un attore a me sconosciuto fino a questo film, Timothée Chalamet, di clamorosa bravura e naturalezza, finito adesso nella cinquina dei candidati all Oscar come migliore attore) suona e compone, ha una mezza storia con la coetanea Marzia (Esther Garrel figlia di Philippe, sorella o forse sorellastra  di Louis), ma è attratto da Oliver. Le sue tempeste ormonali e le sue fantasie van sempre a parare lì, sul corpo di Oliver. Non crederete però che i due si mettano a far subito l amore dietro le frasche padane, macché, sarà dura e lunga la conquista, e non si capisce se sia Elio a far capitolare Oliver o viceversa. La sceneggiatura è cofirmata nientedimeno che dall’oggi novantenne James Ivory (uno dei fregi araldici che Guadagnino ama inserire nei suoi film, un vezzo che gli si perdona visti i risultati), che qui immette la sua sensibilità mai dolciastra, la sua delicatezza elegante. Ma il film è di Luca Guadagnino, il quale scansa mirabilmente i rischi che una simile operazione si porta dietro. Quello del film lgbt militante con messaggio. Quella del viscontismo di risulta e malcopiato, languori e peccatii esteticamente correttissimi e un po’ inamidati. Quello del film arty con cultura esibita a legittimare  e sublimare l’abbondanza di fluidi corporali tra le lenzuola. Realizzando invece un film che respira come un organismo vivente, di massima naturalezza, non sbagliando niente, i tempi, i gesti, le parole, gli ambienti. Le scene d’amore tra Elio e Oliver sono le più convincenti, e le meno affettate, dai tempi di Weekend di Andrew Haiig, un capolavoro del cinema gay. Niente sdilinquimenti, nemmeno quell’hard sex che s accompagna a tanti gaysmi, invece un avvicinarsi lento e circospetto al sesso, dubbi, esitazioni, voglie e paure che comunicano un senso di verità. Guadagnino gioca intelligentemente con certi stereotipi e vecchi modi di rappresentazione dell’omoseesualità (del resto siamo nei primi anni Ottanta): quella matura coppia di gay in visita in abito rosa pallido e uno dei due è interpretato dallo scrittore André Aciman -, l’ammirazione alla Winckelmann per i torsi delle statue classiche. Ma si evitano grazie al cielo le scene di (melo)dramma con sottofondo di Callas. Quando Elio usa in modo sessualmente creativo una pesca sentiamo Battiato, mica Casta Diva. Evidentemente Guadagnino quegli anni Ottanta italiani se li ricorda bene e li ricostruisce benissimo, e alla lirica preferisce come colonna sonora il pop, quello alto di Battiato e quello bassissimo della dance made in Italy. Il finale è presa-di-coscienza della realtà e della vita da parte del ragazzo Elio, e la Bildung si compie. Considerazione finale: Guadagnino ha fatto bene a portare il suo film al Sundance e alla Berlinale, non a Venezia, dove non i critici non l hanno mai amato (uso un garbato eufemismo). Si pensi all indifferenza con cui fu accolto a suo tempo Io sono l amore, che poi sarebbe stato adorato dagli americani, e al massacro in sala stampa fischi e buuh due edizioni fa di A Bigger Splash. Tutti o quasi schifati anche per via del tremendo cameo di Corrado Guzzanti. Ma era colpa di Guzzanti, mica di Guadagnino. Quanto a me: rimando alla mia recensione da Venezia di A Bigger Splash. Gli amanti dei 5 mari di John Farrow, Iris, ore 23:55. Martedì 13 ottobre 2020.Romantico-bellico-spionistico-avventuroso di quando Hollywood era ancora Hollywood e confezionava film strepitosamente semplici e popolari. Questo, del 1955, ha alla regia John Farrow, il papà di Mia, e come interpreti una coppia regina, John Wayne e Lana Turner (attrice di culto camp se mai ve ne furono). Lui è un ufficiale di marina tedesco, però antihitleriano, e quando scoppia la guerra si ritrova nei guai. Non bastasse, si ritrova a bordo una spia nazi, Lana Turner, of course. L’amore complicherà e poi sistemerà la cose. Film ingenuo per gli standard attuali ma irresistibile, basta solo abbandonarsi alla visione senza remore né imbarazzi. Interessante e anche importante perché è uno dei rari film hollywoodiani, soprattutto di quei molto patriottici anni Cinquanta, in cui la guerra è raccontata attraverso personaggi tedeschi, e dal loro punto di vista. La camera azzurra (La chambre bleue) di Mathieu Amalric. Da Georges Simenon. Cielo, ore 23:15, martedì 13 ottobre 2020.Mathieu Amalric protagonista e pure regista (bravo regista, lo confermerà il successivo e ancora più bello Barbara) di questo noir molto francese presentato a Cannes 2014 però nella sezione seconda, Un certain regard, non nella lista di serie A, quella dei concorrenti alla Palma. Me lo ricordo bello, ben girato, benissimo raccontato, questo La chambre bleue tratto da un classico di Georges Simenon ma trasposto da Amalric (e dal produttore Paulo Branco) nella contemporaneità per evitare gli oneri sempre disastrosi per le casse del period movie. Eppure è proprio quella scelta forzata a conferire smalto al film, a sottrarlo ai solidificati manierismi simenoniani (del Simenon al cinema, intendo). Con in sovrappiù una bellezza formale, una lucentezza di toni e colori che anche qui va contro i cliché nebbiosi della simenonitudine grande schermo. E però pur sempre nella provincia francese siamo con i suoi vizi e le turpitudini ben nascoste sotto la patina dell ipocrisia bon ton. Con un uomo qualunque di nome Julien sposato non così felicemente anzi con parecchia noia a Delphine che cade innamorato di una lontana conoscenza, Esther, adesso reincontrata e sposata a un suo (di Julien) ex compagno di scuola. Scatta immediato l amour-passion e pure un po fou, soprattutto per iniziativa di lei, di professione farmacista, sicché si pensa subito a sinistre ampolle di pericolose sostanze e polveri e misture altrettanto potenzialmente micidiali pronte a fare molto male. Solo che dimenticavo: la storia è rievocata dal protagonista durante il processo in cui è imputato di omicidio a deturpare la belle histoire intervengono fatti luttuosi forse accidentali forse per niente: la morte fin troppo provvidenziale del marito di Esther e poi quella di Delphine, moglie di Julien. Per la quale lui viene sospettato, arrestato, imprigionato, processato. Non si può dire di più se non che le plumbee atmosfere simenoniane e anche chabroliane stavolta vengono trasmutate da un abile Amalric in una partita di colori pop all insegna più della volgarità volagrità del gusto, dei comportamenti, dei non valori che dell ambiguità. Con scene di letto abbastanza scatenate. Un film sul desiderio come voracità, possesso, sopraffazione sull altro, sull eterna, inestinguibile guerra dei sessi travestita da innamoramento. La camera azzurra è quella d hotel in cui si incontrano i due amanti. Assolutamente da vedere. Questa di stasera su Cielo è la prima tv di un film peraltro uscito a suo tempo solo in un pugno di sale. Un dollaro d’onore (Rio Bravo), Iris, ore 21:11. Martedì 13 ottobre 2020.Indispensabile. Nel West percorso da orde criminali uno sceriffo (John Wayne, chi se no?) cerca di fronteggiare una banda di prepotenti. Al suo fianco solo un manipolo di dilettanti allo sbaraglio che però al momento giusto sapranno tirar fuori il coraggio necessario, tra cui il vicesceriffo alcolista (Dean Martin nella parte della vita), un ragazzino, la bella del saloon (Angie Dickinson). Eppure tutti sono, possono diventare eroi e trovare la gloria. Howard Hawks firma nel 1959 questo western destinato in breve a diventare un classico, un film fondativo cui guarderà molto anche Sergio Leone. I Buoni contro i Cattivi, i Pochi contro la moltitudine. Il fortino assediatoVincerà il Bene, ma sarà dura. Adorato da John Carpenter, che lo rifarà-omaggerà nel suo meraviglioso Distretto 13, le brigate della morte e Quentin Tarantino. Culto ultracinefilo della critica più militante. Risuona nel soundtrack quel Deguello firmato-riarrangiato Tiomkin che servirà da riferimento (modello?) al fondamentale Ennio Morricone di Per un pugno di dollari. HostilesL accabadoraCliccare il link per la recensine di questo sito:L uomo che ama di Maria Sole Tognazzi, Cine34, ore 21:00.Mandela, la lunga strada verso la libertà, Iris, ore 21:00.Tra i biopic su Mandela, questo del 2013 è il più accreditato, con l’imprimatur dell’ufficialità. Difatti, trattasi della cineversione dell’autobiografia del grande traghettatore dal Sud Africa dell’apartheid a quello della libertà e della democrazia. Le origini in un villaggio Xhosa, la pratica come avvocato a Joannesburg, la partecipazione alle prime lotte antisegregazione. E l’ascesa a rappresentante massimo e simbolo della maggioranza black conculcata e separata a forza. E la prigionia, la libertà, la fondazione del nuovo Sud Africa. Agiografico ? Sì, certo, ma come potrebbe non esserlo? E comunque di quei film che aprono finestre su mondi e storie e Storia su cui val sempre la pena saperne di più. Idris Elba, in my opinion un grande attore naturalmente alieno da ogni tono retorico, è Mandela. Produzione inglese, dunque accurata e affidabile.Lanterna Verde di Martin Campbell, Italia 2, ore 21.10.Uno dei pochi film tratti dai DC Comics che si siano rivelati un disastroal box office. Ryan Reynolds si rifarà con Deadpool.Hostiles di Scott Cooper, Rai Movie, ore 2:10.Uno dei più recenti (è dell anno 2017), anche generosi, tentativi di ridare fiato a un genere ormai boccheggiante come il western. Qui rovesciato dal regista Scott Cooper (lo stesso del notevole noir Out of the Furnace) in una lunga ballata che vorrebbe essere dalla parte degli indiani e analizzare al microscopio il colonialismo interno degli americani di origine europea sui nativi, ma che si risolve in corso di film in un amarissima constatazione della violenza come (necessario?) strumento di difesa e offesa: come qualcosa di connaturato e non emendabile da quel mondo, il West, e dal genere cinematografico che lo ha messo e rimette in scena. Un brusco, riluttante capitano dell esercito che gli indiani li ha sempre combattuti viene incaricato di riportare dalla sua gente un capo Cheyenne ormai prossimo alla morte. Sarà un lungo viaggio sul confine difficile tra due mondi e due culture opposte e tra loro ostili. Con Christian Bale e Rosamunde Pike. Attenzione, c è la breve apparizione di un Timothée Chalamet non ancora divo.Una doppia verità, Paramount Network, ore 21:10.Un ragazzino è accusato di aver ucciso il padre. Un enigmatico avvocato amico di lunga data della vittima accetta di difenderlo: crede nella sua innocenza, benché il ragazzo sia reo confesso. Tesissimo e classicissimo courtroom movie con qualche affinità con il memorabile La parola ai giurati. Con Keanu Reeves e Renée Zellweger.La vita di Adèle di Abdellatf Kéchiche, Cielo, ore 21:15.Chiara Ferragni: “Unposted” di Elisa Amoruso, Rai 2, ore 21:20.Serata Rai 2 dedicata al fenomeno Feragni e Ferragnez (ma perché?). Con intervista di Simona Ventura (ma perché?) alla signora F al Maxxi di Roma (ma perché?). Ma prima, ovvio, messa in onda di questo film che ci mostra e spiega, con gran scialo di testimoni e esperti, nascita e espansione di Chiara Ferragni come influencer di web e imprenditrice di linee di calzature non si dica scarpe! e mi pare anche di abbigliamento. Film che è una celebrazione alquanto acritica. Niente di male, ma ancora oggi si stenta a capire come mai Unposted sia stato presentato a suo tempo in prima mondiale alla Mostra di Venezia nella sezione, pur di non primaria importanza, Sconfini. Molti furono allora gli indignados, mentre oggi a indignarsi, esagerando, è il solito Codacons che diffida la Rai dal trasmettere il film in quanto pubblicità smaccata per Chiara Ferragni e i suoi prodotti (in primis sé stessa). Bisogna dire che Unposted alla sua uscita limitata a soli tre giorni nei cinema incassò benissimo, quasi due milioni, segno inequivocabile che il pubblico ama Ferragni o ama odiarla. Il che, ai fini del successo e dell eco mediatica, è lo stesso.L accabadora di Enrico Pau, Rai 5, or 22:15.Francamente, non ricordo questo film. Mentre ricordo il romanzo di Michele Murgia che rivelò la scrittrice sarda e segnò il primo suo passo verso il successo e l attuale consolidato status di indignata speciale su vari fronti. L accabadora nella tradizione di certe parti della Sardegna è colei che su richiesta del morente accorre a praticare l eutanasia. E accabadora è la protagonista del film, una donna che ha ereditato il mestiere dalla madre e che, oppressa dal suo passato, decide di lasciare il paese per raggiungere la città. Con Donatella Finocchiaro e Carolina Crescentini.Italia a mano armata di Marino Griolami, Cine34, ore 22:55.Il negoziatore, Tv8, ore 23:15.I professionisti di Richard Brooks, Rai Movie, ore 23:35.Grido di libertà di Richard Attenborough, Iris, ore 23:55.Film di nobile intenzioni e ineccepibile impegno girato nei tardi anni Ottanta da Richard Attenbourough, specializzato in ritratti di eroi politici e civili. E dopo Gandhi stavolta si confronta con vita, opere e martirio dell eroe antiapartheid Steve Biko, qui raccontato anche attraverso la sua amicizia con un giornalista bianco. Con Denzel Washington e Kevin Kline.After Earth di M.Might Shyamalan, Rai 4, ore 0:00.Jess il bandito di Henry King, Rai Movie, ore 1:45.Uno degli infiniti film su vita e morte del leggendario eroe del West Jesse James. Parabola cristologica (a tradire Jesse o Jess è un Giuda a lui assai vicino) raccontata in questo lontano prodotto hollywoodiano del 1939 da Henry King. Con la gran coppia Tyrone Power e Henry Fonda. Inserisci il tuo indirizzo email per essere aggiornato sui nuovi post e recensioni pubblicate sul sito. Indirizzo e-mail Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post. Unisciti a 1.408 altri iscritti Indirizzo e-mail Privacy e cookie: Questo sito utilizza cookie. Continuando a utilizzare questo sito web, si accetta l’utilizzo dei cookie. Per ulteriori informazioni, anche su controllo dei cookie, leggi qui: Informativa sui cookie

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