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La differenza mentalità fra Napoli e Juve

Published on ottobre 16, 2022 in Allenatori, Calcio, Corsa, Generale, Giovani, Mental coaching, Olimpiadi, Stress, Tennis e Tiro a volo. 0 Commenti

Conoscere  la mentalità di un collettivo permette di prevedere come una squadra reagirà di fronte a situazioni emotivamente intense. In questo campionato di calcio il Napoli e la Juventus rappresentano i due estremi di un continuum in cui successo e coesione di squadra sono opposte a insuccesso e mancanza di coesione.  Chi volesse comprendere le ragioni di queste differenze fra le squadre dovrebbe analizzare i fattori seguenti:

La qualità organizzativa della Società di calcio – Il sistema organizzativo consiste nell’insieme delle strategie  e strutture organizzative, nel sistema decisionale, nel sistema di programmazione e controllo, nello stile di leadership, cultura, clima e valori. Migliore è l’efficienza e l’efficacia della qualità organizzativa, migliore sarà la capacità della squadra e dell’allenatore di giocare con una mentalità vincente.La qualità dell’immagine della Società di calcio – Si riferisce alla soddisfazione dei bisogni di appartenenza e d’identificazione della squadra e dei suoi stakeholder. Questa dimensione riguarda in prevalenza, l’autorevolezza della leadership societaria, la sua credibilità, la personalità e la competenza professionale delle sue figure chiave, i risultati e il prestigio conquistati nel tempo.Gli obiettivi della squadra -  Si riferisce agli obiettivi della stagione in corso (vincere il campionato, classificarsi tra le prime quattro, restare in Serie A) sono obiettivi di risultato. Vi sono poi  anche  obiettivi di  prestazione (raggiungere un determinato standard prestativo individuale e collettivo) e obiettivi di processo (centrati sul miglioramento di singole abilità tecnico-tattiche, psicologiche e fisiche). Riguarda, inoltre, lo sviluppo di una mentalità di squadra che sia in grado di darsi in campo nuovi obiettivi in relazione alle diverse fasi di gioco di una partita. Comporta il sapere servirsi a proprio favore dei momenti positivi di un match, così come richiede la presenza di un piano pre-ordinato per affrontare le fasi di gioco negative o di maggior tensione agonistica.La qualità tecnico-tattica della squadra – Si riferisce al bagaglio di competenze calcistiche e alla loro integrazione nel gioco di squadra, che determina molto di più della semplice somma delle qualità dei singoli calciatori.     Maggiore è la competenza tecnico-tattica della squadra associata  a un grado ottimale di preparazione fisica, maggiore è la probabilità che la squadra sappia affrontare le diverse fasi anche emotive della partita.L’efficacia collettiva – Si esprime attraverso prestazioni che sono superiori a quelle che ognuno potrebbe fornire singolarmente.  La qualità tecnico-tattica è parte dell’efficacia collettiva; la coesione e la convinzione si riferiscono ai suoi aspetti relazionali e cognitivo-sociali. Quindi la domanda che bisogna porsi è la seguente: “In che modo i calciatori devono interagire in campo allo scopo di mostrarsi uniti e fiduciosi delle proprie competenze di squadra?” Napoleone era solito dire di vincere le sue battaglie anche con i sogni dei suoi soldati, questa frase è una metafora efficace di cosa si debba intendere per efficacia collettiva.L’orientamento motivazionale dei calciatori – I calciatori e la squadra nel suo complesso devono manifestare una mentalità orientata alla crescita. Un esempio di applicazione al calcio di questo concetto può riguardare l’acquisto di un calciatore. Generalmente questo avviene sulla base del bagaglio tecnico e tattico, si ritiene così che un giocatore che fornisce ottime prestazioni in una squadra manifesterà la stessa efficacia anche in un’altra. In molti casi, questo fenomeno non si è ripetuto e ciò è probabilmente da attribuire a questa concezione statica della mentalità, che non tiene conto delle diverse condizioni che vi sono tra un club e l’altro e come queste influenzano l’adattamento del calciatore e di conseguenza la qualità delle sue prestazioni.

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Il fragile umore dell’Italia della pallavolo

Published on ottobre 14, 2022 in Allenatori, Calcio, Corsa, Generale, Giovani, Mental coaching, Olimpiadi, Stress, Tennis e Tiro a volo. 0 Commenti

“Fa male” dice il ct della nazionale femminile di pallavolo Davide Mazzanti, al termine del match perso contro il Brasile nella semifinale dei campionati del mondo. “Ci siamo resi conto da subito che sarebbe stata una partita faticosa per noi; anche nelle difficoltà comunque abbiamo avuto la possibilità di girare la partita, ma è indubbio che quel finale di terzo set a livello psicologico ci ha un po’ tagliato le gambe. Nel quarto set infatti non siamo rientrati in campo con la giusta lucidità, con il set abbiamo perso anche la consapevolezza di poter star davanti a loro. Quella di stasera era una partita nella quale avremmo dovuto scegliere bene i colpi e invece abbiamo aspettato sempre troppo. Sarà difficile sabato perché non è la finale che avremmo voluto giocare; ora abbiamo un po’ di tempo per guardarci in faccia e andare in campo per fare il nostro”.

Questa valutazione ci permette di capire cosa si debba intendere per pressione psicologica quando si giocano partite di livello assoluto. Anche solo un errore come quello della Egonu nel finale del terzo set che avrebbe permesso all’Italia di andare 2-1 possono avere un effetto negativo micidiale tagliare le gambe come ha detto Mazzanti. Questi fatti ci dicono quanto sia elevato il livello di stress psicologico che vivono le squadre e come l’equilibrio mentale possa essere rotto da singoli episodi.

Questo è il bello dello sport di livello assoluto non solo la qualità del gioco ma quanto questo sia determinato dalla condizione psicologica che a sua volta può variare a seguito di singoli episodi. Tutto può cambiare in un’istante ed è estremamente difficile sapere reagire e non subire questi momenti. La soluzione va oltre l’allenamento, la preparazione mentale e l’aver già giocato partite di questo livello. Servono giocatrici che sappiano trasmettere fiducia e incoraggiamento in modo continuo e con intensità, poiché se è vero che singoli episodi cambiano l’umore della squadra, allora lo può essere anche in senso positivo e, quindi, qualcuna deve prendersi questa responsabilità.

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Psicologia della fatica

Published on ottobre 13, 2022 in Allenatori, Calcio, Corsa, Generale, Giovani, Mental coaching, Olimpiadi, Stress, Tennis e Tiro a volo. 0 Commenti

Questo weekend al master di psicologia dello sport parleremo della fatica negli sport di resistenza e non solo in quelli ma che nel calcio. Parleremo di cosa pensano campioni come Paula Radcliffe durante la maratona e di come Martina Valmassoi affronta la fatica negli ultratrail.

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Juventus: il fallimento del progetto della dirigenza

Published on ottobre 12, 2022 in Allenatori, Calcio, Corsa, Generale, Giovani, Mental coaching, Olimpiadi, Stress, Tennis e Tiro a volo. 0 Commenti

La Juventus attuale diventerà un caso di studio. Servirà spiegare come si può passare dal vincere 10 scudetti consecutivi, essere finalista in Champions League alla situazione di oggi in cui la squadra non riesce più a vincere una partita.

Il piano strategico sviluppato dal dopo Allegri degli scudetti consecutivi è stato evidentemente sbagliato. I propositi erano di cambiare l’atteggiamento della squadra verso una formazione più propositiva e più simile a quello dell’élite europea. Non si è affrontata però la questione in modo razionale e sistematico. Capisco che non sia semplice ma lo si deve pretendere da professionisti che guadagnano milioni di euro per svolgere questo lavoro. Chi è stato il manager del progetto e quali erano le sue proiezioni a 3 anni in base all’impostazione di questo cambiamento?

I giocatori sono, a mio avviso, l’ultimo problema. Il primo dovrebbe essere come valorizziamo le risorse che la società mette a disposizione per questo cambiamento? Quanto tempo daremo all’allenatore che verrà di guidarlo? Quali sono gli errori che dovremo evitare sin da subito? Cosa potrebbe andare storto e per quali cause?

Sono convinto che questi passaggi siano stato saltati e che le risposte della società siano state dominate dalla paura di non raggiungere i risultati previsti e di trovare di volta in volta il capro espiatorio. Di questo un’azienda fallisce.

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Come prepararsi al mondiale di calcio

Published on ottobre 11, 2022 in Allenatori, Calcio, Corsa, Generale, Giovani, Mental coaching, Olimpiadi, Stress, Tennis e Tiro a volo. 0 Commenti

Si è già parlato molto di come i calciatori  e le squadre dovrebbero affrontare questa stagione sportiva in cui la Coppa del mondo si gioca per la prima volta in inverno, spezzando in due parti i campionati nazionali. Penso che i giocatori dovrebbero ragionare con l’idea che la partita più importante è quella successiva, senza fermarsi a considerare che è una di campionato, di coppa europea o sarà la prima del mondiale. Infatti, quando si conduce una vita particolarmente impegnativa, giocando ogni settimana partite importanti con la consapevolezza che questo tipo d’impegno si protrarrà sino quasi all’estate del 2023, bisogna ragionare nel dare il meglio di se stessi durante la settimana. Ciò permette di non stressarsi inutilmente con pensieri negativi che riguardano come mantenere la forma fisica e mentale per un periodo così lungo, la paura d’infortunarsi o le troppe partite da giocare ad alto livello. In quest momenti, si deve pensare a ciò che si può controllare nell’immediato, la prossima partita, lavorare per togliersi dalla mente responsabilità maggiori e, poi, lavorare per recuperare. Proprio il recupero dalla partita appena giocata è, a mio avviso, un aspetto centrale dell’allenamento dei calciatori, dalla prevenzione degli infortuni al rilassamento e allo stare con le persone che si ama. Maggiore è l’impegno nel gioco, maggiore è l’importanza di questa fase di recupero. L’impegno è a non accumulare stress psicofisici inutili ora, che sommandosi a quelli futuri possono favorire infortuni e comunque una condizione di stanchezza mentale che richiederebbe tempo per essere smaltita.

Il mio pensiero è quindi di stare concentrati sul presente, che sono la partita stessa e i giorni che separano da questo evento. Il secondo passo, è di dedicare del tempo a recuperare, per potersi ri-mettere dopo pochi giorni nella condizione migliore per giocare un altro incontro. I calciatori, e soprattutto quelli che ipotizzano di giungere alla fase finale del mondiale, dovrebbero ridurre al minimo i loro impegni mondani e sociali, poiché i loro problemi di forma psico-fisica non riguardano solo come arrivare bene a questa competizione ma successivamente riguarderanno come continuare la stagione fino alla conclusione del campionato e delle coppe per le squadre che avranno anche questo impegno.  Sono convinto che i mesi peggiori per i calciatori saranno quelli del dopo mondiale, perchè saranno giustamente stanchi mentre invece le aspettative delle squadre nei loro confronti continueranno a essere elevate. Ancora di più, in questa terza fase della stagione sportiva, sarà importante il lavoro sul recupero che dovrà essere svolto dai calciatori con il pieno sostegno del Club, dell’allenatore e della squadra. La coesione di squadra giocherà un ruolo primario nell’eliminare le lamentele e l’aggressività di chi non è andato al mondiale contro le attenzioni rivolte a chi ci è andato e viceversa nel non permettere una riduzione dell’impegno e della collaborazione in campo in chi ha giocato il mondiale.

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Le caratteristiche psicologiche di un allenatore

Published on ottobre 10, 2022 in Allenatori, Calcio, Corsa, Generale, Giovani, Mental coaching, Olimpiadi, Stress, Tennis e Tiro a volo. 0 Commenti Spesso mi viene chiesto quali sono le caratteristiche psicologiche di un leader che lavora con gruppi che mirano all’eccellenza, in questo caso l’allenatore di una squadra o di un gruppo di atleti.  Sappiamo bene che non esiste un profilo ideale, una personalità del vincente. Abbiamo però imparato dai dati scientifici che esistono delle competenze e degli atteggiamenti che un leader deve sapere manifestare in modo coerente e costante nel tempo. Ho imparato anche molto da alcuni psicologi di livello mondiale ed esperti in prestazioni di livello assoluto come John Salmela, Robert Nideffer, Peter Terry, Ken Ravizza.Alla fine della storia, ho individuato integrando dati e esperienze professionali 10 dimensioni che sembrano possedere gli allenatori di élite. Non è facile praticarle nella vita professionale quotidiana ma chi vuole avvicinarsi a questo mondo dovrebbe, a mio avviso, fare un check per verificare quanto in lui/lei sono presenti.Competitivi: Individui personalmente competitivi, motivati e spinti dal desiderio di dare il meglio di sé.Motivazione: Persone che hanno una grande quantità di energia ed entusiasmo. Persone che non si preoccupano del numero di ore di lavoro, purché sentano di essere messi alla prova, di dare un contributo positivo all’organizzazione e di muoversi nella direzione di raggiungere i propri obiettivi.Responsabilità/iniziativa: Sono persone che hanno un alto livello di fiducia nella loro capacità di avere successo e di portare a termine il lavoro. Sono allenatori che non hanno paura di assumersi nuove responsabilità e che imparano dai propri errori. Allenatori che non hanno paura di chiedere aiuto.Equilibrio tra sostegno e confronto: Si tratta di persone sensibili alle relazioni interpersonali, che leggono con precisione le situazioni e le emozioni delle persone (comprese le proprie) e sono in grado di trovare un equilibrio appropriato tra sostegno e confronto.Abilità verbali: Si tratta di persone in grado di esporre pensieri e idee in modo chiaro. Non sovraccaricano e/o confondono le informazioni. Non hanno paura di parlare a voce alta, di fare domande e/o di discutere di questioni sia individualmente che in gruppo.Capacità di ascolto: Sono persone che sanno quando parlare e quando ascoltare. Individui che non si mettono sulla difensiva quando vengono sfidati e/o confrontati con altri.Aperti/non difensivi: Hanno un alto livello di autoconsapevolezza. Sanno quali sono i loro punti di forza e di debolezza, sanno come gli altri li vedono e prendono provvedimenti per massimizzare i loro punti di forza e minimizzare e/o superare le loro debolezze.Creazione di team e relazioni: Si tratta di persone in grado di stabilire buoni rapporti di lavoro con gli altri. Individui che riconoscono e sono in grado di sfruttare i contributi che ogni individuo apporta alla squadra. Persone con le quali gli altri amano lavorare.Prestazioni sotto pressione e controllo emotivo: Sono in grado di riconoscere quando le emozioni (proprie o altrui) ostacolano una comunicazione efficace e hanno le competenze necessarie per gestirle.Consapevoli di sé: Sono allenatori che conoscono i propri punti di forza e di debolezza e se ne assumono la responsabilità. Quando si trovano di fronte a un problema, non si mettono sulla difensiva, si assumono la responsabilità dei loro errori e dei loro fallimenti e imparano da essi.

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I problemi della Juventus

Published on ottobre 9, 2022 in Allenatori, Calcio, Corsa, Generale, Giovani, Mental coaching, Olimpiadi, Stress, Tennis e Tiro a volo. 0 Commenti

Il problema della Juventus è quello della continuità del gioco e dell’incapacità di uscire dalla insicurezze determinate dalla ridotta qualità di alcuni giocatori. Il DNA della Juventus è di giocare per vincere le competizioni a cui partecipa, partire dalle singole partite. Non solo il passato ma anche la storia recente dei 10 scudetti consecutivi ne sono la dimostrazione.

Nelle squadre vincenti quando vi sono dei problemi di mancanza d’impegno o emergono timori, avviene di solito che i giocatori più rappresentativi parlano nello spogliatoio o l’allenatore stesso e questi problemi si risolvono poiché si fa leva sull’orgoglio, il desiderio di vincere e la volontà di dimostrare che si è superiori a queste difficoltà. Questo è ciò che non avviene attualmente nella Juventus, poiché è una squadra quasi del tutto priva di campioni e dove molti dei titolari non hanno mai vinto niente.

A sua volta di Allegri è stato abituato a lavorare con giocatori con cui era facile parlare, spiegare cosa ci si aspettava e questi lo mettevano in atto. Avendo ora la Juventus giocatori che non sono abituati a vincere ma ne sentono l’obbligo vestendo questa maglia, il blocco mentale e l’insicurezza si manifestano in quanto è troppo ampia la forbice tra come loro si valutano e le aspettative.

Lo stile di leadership di Allegri non è sintonizzato a guidare un gruppo, privo di leader, che parte bene in partita ma poi si spegne. La ragione è che chi guida gruppi eccellenti ha difficoltà a guidare squadre che invece ripetitivamente perdono. E’ un tema interessante questo con cui mi sono confrontato quando sono passato da lavorare con atleti vincenti ad atleti che non avevano questa mentalità.

Il tema è aperto.

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La piaga della sedentarietà

Published on ottobre 8, 2022 in Allenatori, Calcio, Generale, Giovani, Mental coaching, Olimpiadi, Stress, Tennis e Tiro a volo. 0 Commenti

Il problema di queste informazioni è che c’è le diciamo fra persone interessate e motivate allo sport e al movimento. Per il resto queste notizie che siano amministratori pubblici, politici o singole persone non sono di nessuno d’interesse. Peggiorato dalla mentalità italiana del “chissenefrega”.

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Gli stili di mobilità degli italiani

Published on ottobre 7, 2022 in Allenatori, Calcio, Corsa, Generale, Giovani, Mental coaching, Olimpiadi, Stress, Tennis e Tiro a volo. 0 Commenti

Il nuovo sondaggio Ipsos-Legambiente sugli stili di mobilità degli italiani ha messo in evidenza che ci muoviamo di meno, ma molto di più a piedi e in automobile privata, a discapito di mezzi pubblici e della bicicletta. La combinazione tra pandemia, crisi energetica e inflazione incalza e fa aumentare i divari.  

L’indagine rientra nell’ambito della Clean Cities Campaign, network europeo di associazioni ambientaliste e movimenti di base che punta al miglioramento radicale della qualità dell’aria attraverso stili di mobilità più sostenibile, ridistribuzione dello spazio urbano in favore delle utenze deboli e conversione dei trasporti all’elettrico. Aree di intervento su cui, per Legambiente, occorre accelerare il passo con interventi e misure ad hoc: ampliamento delle ciclabili, zone a traffico limitato e potenziamento del trasporto rapido di massa, solo per citarne alcune, per arrivare ad avere un sistema di mobilità più sostenibile.

Rispetto al 2019, anche a Milano e a Firenze aumenta la percentuale degli spostamenti in auto, ma ci si muove molto anche con i mezzi pubblici e persino in bicicletta. A Torino ci si muove di più a piedi, mentre a Napoli e a Roma si usa di più l’auto.

Continuiamo a usare spesso l’auto, anche nei tratti brevi e soprattutto fuori dai grandi centri abitati. Sul totale degli spostamenti, rispetto al 2019, il 28% del campione dichiara di usare di più l’automobile.

Più a piedi, soprattutto in città: sul totale degli spostamenti, rispetto a 4-5 anni fa, il 38% degli intervistati si muove di più a piedi. A Torino cammina di più il 49%, a Milano e a Roma il 47-48%, a Firenze e Napoli il 43-44%. Gli spostamenti a piedi sono una opportunità anche per risparmiare sul carburante o sul singolo biglietto dell’autobus, quando il tragitto è breve. Con questa nuova tendenza, acquisisce sempre più rilevanza la “città 15 minuti”, il ridisegno urbanistico che vuol progettare tutti i servizi essenziali – il lavoro, i negozi, l’assistenza sanitaria, l’istruzione, il benessere, la cultura, lo shopping e il divertimento – in prossimità della residenza. Nelle città dense è già, in parte, realtà.

L’anello debole della mobilità è il trasporto pubblico locale, usato di meno dal 31% degli intervistati, rispetto al 2019. L’uso aumenta solo per il 9%, immutato per il 29-30%, mentre non lo usa mai il rimanente 30-31%, perché troppo scomodo o irraggiungibile. Scoraggiano anche la scarsa frequenza delle corse e l’inaffidabilità degli orari.

Per brevi e lunghe distanze si usa l’automobile, di età media 12 anni, inquinante e con alti consumi. L’auto nuova non è più per tutti. Il prezzo medio di acquisto è aumentato del 32% nell’ultimo decennio, passando da 18.857 euro del 2012 a 24.891 euro del 2021 (dati Unrae) e il potere d’acquisto medio è diminuito.

Dopo il lockdown molti italiani sono più poveri e la crisi, associata alla cronica carenza di treni e tram,  costringe a muoversi di meno, anche  con il trasporto pubblico. Si va di più a piedi, ma non per scelta ecologica. Segnali positivi solo nelle città che hanno aumentato  l’offerta di trasporto pubblico, promosso abbonamenti e piste ciclabili, come Milano e Firenze.

A Milano e a Firenze l’uso della bicicletta è aumentato nel 21%.  A conferma del fatto che laddove ci sono politiche che indirizzano la nuova mobilità si arriva a cambiamenti positivi. Gli italiani sono ben disposti a lasciare l’auto a casa in favore di monopattini o bici, qualora ci fossero strade più sicure e la velocità massima in centro fosse limitata a 20-30 km all’ora; e in favore del trasporto pubblico e condiviso, qualora ci fossero servizi più efficienti, diffusi ed economici. Inoltre, la maggioranza degli italiani è favorevole al divieto progressivo alla circolazione di mezzi inquinanti nei centri abitati.

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La nuova mentalità vincente del Napoli

Published on ottobre 5, 2022 in Allenatori, Calcio, Corsa, Generale, Giovani, Mental coaching, Olimpiadi, Stress, Tennis e Tiro a volo. 0 Commenti

Partita grandiosa quella del Napoli in casa dell’Ajax terminata con il punteggio di 6-1. Queste partite contro avversari di valore si vincono in questo modo straripante quando una squadra non si accontenta solo di giocare bene. Sono una manifestazione di cosa si deve intendere per mentalità vincente. Quando la determinazione della squadra si salda con la qualità del gioco e il desiderio dei singoli calciatori di volere continuare a giocare al loro meglio meglio sino al fischio finale dell’arbitro.

L’unione di questi tre aspetti ha un effetto moltiplicatore che è molto più vantaggioso rispetto alla somma delle singole volontà. Questa nuova mentalità del Napoli è orientata verso la crescita personale e di squadra, e le partite rappresentano sfide che generando strategie di miglioramento culminano nel giocare con continuità ad alto livello. Infatti, sono state proprio queste partite di Champions giocate contro il Liverpool e l’Ajax a insegnare alla squadra quali sono le sue potenzialità che sinora erano state inespresse. Partite come queste si ricordano per tutta la vita e, soprattutto, mantengono elevata la motivazione e la fiducia, per cui qualsiasi successiva situazione di forte stress agonistico verrà affrontata con la convinzione di potere ripetere quello che è stato fatto in queste partite di Champions League.

Spesso si afferma che per vincere queste partite le squadre italiane dovrebbero aumentare la velocità del loro gioco e mantenere questo approccio per la durata intera del match. Le partite del Napoli ci insegnano che questa caratteristica va però sempre alla motivazione (voglio farlo) e alla convinzione (lo faccio). In tal modo si realizza quello che ho sentito dire spesso da Gianni Rivera, che nel calcio non bisogna correre ma fare correre la palla. Quindi la rapidità di gioco si ha solo quando mente, tecnica, tattica e gruppo lavorano insieme per 90 minuti.

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