Morte del drago

Andrea Moser
Recensione del 13/02/2024 di Josephine Bohr

«La storia di una vita comincia da un punto qualsiasi, da qualche particolare che per caso ci capita di ricordare», C. G. Jung. Tornare indietro, riesaminare la “storia di una vita”, cercare di ristabilire l’equilibrio dopo una lunga crisi: è questo il cuore della raccolta di Andrea Moser, Morte del drago, una storia, edita da Puntoacapo nella collana Altre Scritture, con un’attenta prefazione di Mauro Ferrari e, in esergo, le parole di Jung. E fin da subito sogno, inconscio e memoria si intrecciano in un viaggio a ritroso nel tempo, metaforico e biografico. Alla radice del viaggio, due grandi eventi personali che toccano Moser in pochi anni, in una seconda parte della vita che lo spinge a una maggiore introspezione: la morte del padre e un infortunio importante che, come chiarisce la nota in fondo al libro «mi hanno costretto a interrogarmi, e a ripensare completamente il senso della mia storia e, forse, anche a confrontarmi con le misteriose, e spesso brutali, ragioni che stanno alla base del fenomeno della vita». Ricordi che lo riportano all’infanzia e a tutte quelle volte che, per usare la sua metafora, il drago lo ha stretto tra i suoi artigli. Il sottotitolo, una storia, segna l’andamento narrativo di questa raccolta, ma anche il suo duplice aspetto: da un lato la storia dell’autore, la sua necessità di andare a fondo nella vita passata; dall’altro, una storia universale, quella di qualsiasi essere umano davanti agli abissi della propria esistenza. In ogni poesia la narrazione si riflette in una scrittura fluida, in cui suono e ritmo si accordano al senso, con una grande cura per l’aspetto lessicale nel suo insieme e una metrica libera, dove si incontrano anche misure classiche come endecasillabi e settenari.

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Recensione

E in ogni crepa dorme una lucertola – Und in jeder Ritze schläft eine Eidechse

Plinio Martini

Recensione del 15/01/2024 di Ariele Morinini

L’opera di Plinio Martini è segnata, nella sua storia editoriale, da traiettorie insolite. Il destino di Requiem per zia Domenica (1976), secondo romanzo dello scrittore, edito prima nella versione tedesca (Zurigo, 1975) e solo un anno più tardi nell’originale italiano, si ripete: parte delle poesie comprese nella raccolta bilingue E in ogni crepa dorme una lucertola / Und in jeder Ritze schläft eine Eidechse curata da Christoph Ferber, fedele frequentatore e traduttore della letteratura svizzero-italiana, sono offerte per la prima volta non solo nella versione tradotta in tedesco, ma anche in lingua (peccato per alcuni refusi che guastano la lettura). La presente antologia non guarda perciò al solo pubblico d’oltralpe, ma ha il pregio di presentare al lettore italofono una scelta di poesie inedite o difficilmente reperibili: assecondando un ordinamento cronologico, nel volume sono selezionati alcuni testi dalle due raccolte giovanili, Paese così / Dorf (1951) e Diario forse d’amore / Vielleicht ein Liebestagebuch (1953); cui segue, sotto il titolo La creazione e altre poesie / Die Schöpfung und andere Gedichte (1963-1964), una selezione di componimenti provenienti dal dattiloscritto Ed eri in mezzo a noi, alcuni dei quali sono stati pubblicati alla spicciolata nel corso degli anni; chiudono il libro le Ultime poesie / Letzte Gedichte, che comprendono liriche composte nei primi anni Settanta, apparse in sedi editoriali diverse.

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Approfondimento

Schweizer Grand Prix Literatur an Klaus Merz, Spezialpreis Übersetzung an Dorothea Trottenberg

Approfondimento del 15.02.2024 di Redaktion, Pressemitteilung BAK

L’Ufficio federale della cultura (UFC) premia l’opera dell’argoviese Klaus Merz con il più alto riconoscimento letterario della Svizzera. La zurighese Dorothea Trottenberg riceve il Premio speciale di traduzione. Cinque autrici e due autori sono insigniti del Premio svizzero di letteratura per opere letterarie pubblicate lo scorso anno. La cerimonia di premiazione si svolgerà venerdì 10 maggio nella cornice delle Giornate letterarie di Soletta e vedrà la partecipazione del capo del Dipartimento federale dell’interno Elisabeth Baume-Schneider.

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Approfondimenti
Hommage à Annik Mahaim: Une plume féconde et engagée
L'auteure lausannoise est décédée le 17 janvier 2024
Approfondimento del 05.02.2024 di Ursula Gaillard

Annik Mahaim avait la joie du mot chevillée au corps. Elle est décédée d’un cancer le 17 janvier 2024, non sans laisser un dernier roman publié en août 2023. Franchir les ravins raconte l’histoire de trois femmes aux prises avec leur destin : Sophia, cardiologue est en proie au désamour, Nisha, d’origine mauricienne, responsable d’une collection prestigieuse dans une maison d’édition qui la licencie pour cause de restructuration, et Juliette, jeune graphiste, atteinte d’un cancer du sein. Le traitement sans complaisance des obstacles auxquels se heurtent ces trois protagonistes contraste avec le lyrisme réservé aux nuages, lumières et reflets toujours changeants du paysage lémanique. Le désir d’enchanter la vie par-delà les horreurs du monde et les vicissitudes de l’existence y est partout sensible. Un scintillement rédempteur sur le lac en cette année 2022 rappelle celui évoqué dans Radieuse matinée, magnifique récit autobiographique publié en 2016.

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Una saggezza con il volto dell'ironia
(Un ricordo di Aurelio Buletti)
Approfondimento del 23.01.2024 di Leopoldo Lonati

«…la scampano solo parole / oltre l’Arrivo» [1]

Per chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, Aurelio Buletti (Giubiasco, 7 maggio 1946 – Lugano, 16 novembre 2023) è stato figura esemplare per umanità e cultura.
In questi anni lo si poteva incontrare per le strade di Lugano in compagnia della moglie Giovanna, al bar Pedro o più recentemente, quando i suoi tragitti si eran fatti un po’ più brevi, in qualche bar di Cassarate a sorseggiare un caffè.
Uomo di lieve e intelligente (auto)ironia, ci ha regalato una scrittura calma e lieve ma non superficiale: una poesia da camera, aerea come una «farfalla», secondo un’immagine di Clara Caverzasio ripresa da Gilberto Isella in un bel testo apparso nei «Quaderni grigionitaliani» del 2006.
Poesia da camera di un poeta dalle scarpe robuste però, come quelle che calzava anche solo per scendere le scale e accompagnarti al cancello. La leggerezza e la robustezza di chi conosce bene il suo mestiere e oscilla tra il vedersi ora in figura di volatile (beccuzzo qualche immagine / nell’erba della vita e dei poeti [2]) e ora di asino:

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Poesie und Prosa: fliessende Grenzen
Klaus Merz, Zsuzsanna Gahse, Felix Philipp Ingold
Approfondimento del 04.12.2023 di Beat Mazenauer

Die Aufgabe bleibt die Aufgabe

Die Leichtigkeit seiner Gedichte ist ein Markenzeichen von Klaus Merz. So licht und einfach sie erscheinen, täuschen sie doch nie darüber hinweg, dass in ihnen die harte Arbeit des Verdichtens steckt. Gleich eingangs im neuen Band Noch Licht im Haus demonstriert es Merz in einem Dreizeiler im Versmass 7-5-5.

Unsere Aufgabe bleibt
die Aufgabe. Ich
arbeite daran.

Was oberflächlich wie ein bestärkender Pleonasmus klingt, eröffnet im Kern zwei Lesarten. In der Aufgabe steckt sowohl der Auftrag wie das Aufgeben, mit je ungleichen Vorzeichen des Aufbruchs oder des Verzichts. So erhalten die drei einfachen Zeilen eine prekäre Note, die allenthalben in diesem Band aufblitzt. Worte sind Dreh- und Angelpunkte, die Ambiguitäten erschliessen und Räume zwischen den Zeilen öffnen. Mit kleinsten Verschiebungen setzt Klaus Merz sein allgegenwärtiges lyrisches Ich in Situationen und Bilder, die so schlicht wie unauflösbar erscheinen. Dabei gilt: «alle Wege führen / im Morgengrauen / zurück zu mir» – zum Kind im Dichter. Sei es, wenn im nächtlichen Donnergrollen die «grossen Kindheitsgewitter» leise nachhallen, seien es die Stromschläge, die Mutter einst verabreicht wurden und die noch immer «gegen die eigene Schläfenwand» branden – mit einem Seitenblick auf Merz' Kernerzählung «Im Schläfengebiet».

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Novità editoriali