Bibliomanie

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numero 49, giugno 2020numero dedicato a Mauro Conti (2 novembre 1957 - 25 febbraio 2020) In questo numerodi Mirco Dondi, Editoriale Il mistero attiene alla religione, il segreto è una cosa umana. Nelle stragi non ci sono misteri, ma segreti. (Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione tra i Familiari delle Vittime della Strage alla Stazione di Bologna del 2 agosto 1980).1980 - 2020 a quarant’anni dalle stragi di Ustica e del 2 agosto. Gli anniversari consegnano un memento solenne che ravviva la memoria e impone bilanci. Sono due eventi che il numero 49 di “Bibliomanie” punta ad approfondire offrendo nuovi contributi.Per quanto sulle stragi di Ustica e del 2 agosto restino dei buchi di conoscenza, è ormai delineato il loro contesto storico. Cora Ranci ha studiato la vicenda di Ustica per oltre dieci anni, consacrandosi come la voce più autorevole sul tema. Il suo saggio incrocia il ruolo della stampa, il quadro internazionale e la vicenda giudiziaria, aspetti che l’autrice ha approfo... continua a leggere 1980: L Italia sospinta dal riflusso Negli anni ’80 l’Italia vuole lasciarsi per sempre alle spalle stragi e terrorismo. E la vittoria nel 1982 ai Campionati del mondo di calcio segna un punto di svolta: l’orgoglio nazionale rialza la testa, oltre le divisioni ideologiche, geografiche o di classe. Ma già sul finire degli anni ’70, dopo la tragedia di Aldo Moro, gli italiani sono sazi di politica: ovunque si avvertono segnali di un mutamento profondo del Paese. Uno degli slogan di maggior successo del ’68 (“il privato è pubblico”) viene scardinato nel suo significato da eventi mediatici e sociali precisi, che prefigurano (ma in parte anche modellano) un cambiamento radicale: chi sognava la rivoluzione ora si accontenta, più semplicemente, di essere felice. È l’avvio della stagione del Riflusso, termine a cui sono da sempre associati gli anni ’80 (il decennio del disimpegno e dell’edonismo, dell’arricchimento e del consumismo), ma che in realtà viene innescata già nella seconda metà 1978 da una singolare campagna giornalistica del “Corriere della Sera”: l’“amore in prima pagina”, cioè la pubblicazione appunto in prima pagina di lettere anonime di lettori o meglio: presentate come tali sul tema dell’adulterio. Parallelamente, il successo del film “La febbre del sabato sera” dà il via a un altro fenomeno fin lì inimmaginabile, pure gonfiato ad arte dalla stampa: il cosiddetto “travoltismo”, con migliaia di giovani italiani che riempiono le discoteche, disertando le manifestazioni politiche di piazza. Le ricerche sociologiche degli anni ’80 fotograferanno un’Italia profondamente cambiata rispetto al decennio precedente, esattamente in linea con le previsioni di un documento riservato del Gruppo Rizzoli già sotto il controllo dalla P2 datato primavera 1978. Oggi gli anni della “Milano da bere” vengono ricordati come un paradiso perduto, nel segno della nostalgia. Dimenticando però l’emergere, proprio in quel periodo dorato, di episodi di intolleranza, fanatismo e razzismo con cui l’Italia non ha mai fatto fino in fondo i conti. E i cui effetti, al pari di una dissennata gestione della finanza pubblica, pesano oggi più che mai.PAROLE CHIAVE:Italia anni Ottanta, Febbre del sabato sera, Italia Disimpegno sociale Italy 1980: a deep change in the country. The rise of disengagement and hedonism In the 80s Italy wants to leave behind massacres and terrorism. The victory in 1982 at the World Cup of football marks a turning point: national pride raises the head, beyond the ideological divisions. Nevertheless at the end of the 70s, after the tragedy of Aldo Moro, the Italians are tired of politics: everywhere there are signs of a deep change in the country. One of the most successful slogans of the '68 ('private' is public') is undermined in its meaning by precise media and social events, which foreshadow a radical change: those who dreamed the revolution are now content, more simply, to be happy. The eighties are the decade of disengagement and hedonism, enrichment and consumerism, but which in reality is already triggered in the second half of 1978 by a unique journalistic campaign of “Corriere della Sera”. At the same time, the success of the film Saturday Night’s Fever kicks off another phenomenon unimaginable up to that point, even artfully inflated by the press: the so-called “travoltismo” with thousands of young Italians filling the discos, deserting the political demonstrations in the square. The sociological researches of the 80s will photograph a deeply changed Italy compared to the previous decade, exactly in line with the forecasts of a confidential document of the Rizzoli Group - already under the control of P2 - dated spring 1978. Today the years of the "Milan to drink" are remembered as a paradise lost, in the name of nostalgia. Forgetting, however, the emergence, just in that golden period, episodes of intolerance, fanaticism and racism with which Italy has never done all the math. And whose effects, like a foolish management of public finance, weigh today more than ever.KEYWORDS: Italy The eighties, Saturday’s night fever, Italy Social disengagement ChiudiCome va rubricato il 1980? Coda degli anni di piombo o avvio della sfolgorante parabola della Milano da bere? Uno sguardo alla cronologia farebbe propendere per la prima opzione. Vediamo, in rapida carrellata: la strage di Ustica, quella di Bologna, il terremoto in Irpinia, le uccisioni del presidente della Regione Sicilia Piersant... continua a leggere Rimini di Vittorio Tondelli. La città invisibile e la fenomenologia degli spazi L’originalità del romanzo Rimini di Piervittorio Tondelli (1985) risiede nella costruzione, da parte dell’autore, degli spazi nei quali si sviluppano e si intrecciano i fili narrativi costitutivi della trama. Questi spazi conservano tanto un valore sociale e storico, strettamente legato al decennio degli ’80, quanto un immaginario ‘di massa’ che contempera estetica, piacere, divertimento senza regole. Siamo agli albori, in Italia, della ‘società dello spettacolo’: Tondelli racconta i luoghi della riviera romagnola come un grande affresco polifonico risultando, in questo modo, uno dei primi narratori della condizione postmoderna nel nostro paese. Lo spazio giocoso e carnevalesco di Rimini (in antitesi con quello yuppie di Milano, punto di partenza del romanzo) rappresenta una ‘Terra di mezzo’ nella quale il tempo è soltanto quello dell’estate e della festa, sulla quale i personaggi transitano come su una scena, senza aspirare a punti di riferimento stabili, ma soltanto alla performance. Rimini accende di meraviglia lo sguardo del lettore, e tuttavia non è un romanzo superficiale: esso prefigura una città ‘visibile’ dal momento che essa è architettabile, edificabile grazie al lavoro, all’ingegno, e soprattutto al desiderio degli uomini. Nello spazio di Rimini, infatti, realtà materiale e utopia si incontrano e danno luogo a una delle ultime grandi illusioni del ‘900 (alla portata di tutti).PAROLE CHIAVE: Rimini, Tondelli, Spazio, Postmoderno, Scena. Rimini by Vittorio Tondelli. The invisible city and the phenomenology of spaces The originality of Piervittorio Tondelli's novel Rimini (1985) lies in the author's construction of the spaces in which the narrative threads that make up the plot develop and intertwine. These spaces retain both a social and historical value, closely linked to the decade of the 1980s, as well as a 'mass' imagery that combines aesthetics, pleasure, fun without rules. We are at the dawn, in Italy, of the 'entertainment society': Tondelli tells the places of the Romagna Riviera as a great polyphonic fresco, thus becoming one of the first narrators of the postmodern condition in our country. The playful and carnival space of Rimini (in contrast with the yuppie one of Milan, the starting point of the novel) represents a 'Middle ground' in which time is only that of summer and celebration, on which the characters pass as on a scene, without aspiring to stable reference points, but only to performance. Rimini amazes the reader's gaze with wonder, and yet it is not a superficial novel: it prefigures a 'visible' city since it is architectural, buildable thanks to the work, the ingenuity, and above all the desire of men. In Rimini, in fact, material reality and utopia meet and give rise to one of the last great illusions of the 1900s (within everyone's reach).KEYWORDS: Rimini, Tondelli, Space, Postmodern, Scene ChiudiDifficile spiegare a un lettore giovane, nel 2020, perché su Rimini di Pier Vittorio Tondelli, romanzo pubblicato da Bompiani per la prima volta nel 1985, valga la pena di spendere il proprio tempo. Leggerlo, perché costituisce un modello di narrativa onnicomprensiva, sistematica ed ‘estendibile’, così come richiedo... continua a leggere 27 giugno 1980: la strage di Ustica, una lettura storica A distanza di quarant’anni dai fatti, la vicenda nota come “strage di Ustica” presenta ancora diverse opacità. Il lungo iter giudiziario ha concluso che la caduta dell’aereo civile DC-9 Itavia – avvenuta il 27 giugno 1980, con 81 persone a bordo, all’altezza dell’isola siciliana di Ustica – è stata provocata da “un’azione militare di intercettamento”, ma non è stato possibile individuare gli autori della strage. La verità giudiziaria di cui disponiamo – per quanto tragicamente incompleta – e la ricca documentazione oggi consultabile ci consentono tuttavia di inquadrare la vicenda in una prospettiva storica. L’articolo passa in rassegna i diversi aspetti storicamente rilevanti che, insieme, contribuiscono a definire un quadro complessivo della vicenda come problema politico. In primo luogo, illustra i fattori di tensione che attraversano l’area del Mediterraneo nell’estate del 1980, e che riguardano principalmente le controverse relazioni tra Italia e Libia in un contesto di ritorno della competizione bipolare che ha plausibilmente fatto da sfondo ai fatti ricostruiti in sede giudiziaria. L’articolo passa poi ad analizzare la ricezione del caso Ustica in Italia, individuando una periodizzazione in due fasi. La prima, compresa tra il 1980 e il 1986, si caratterizza per una quasi totale opacità sulle cause dell’incidente, determinata da precise strategie di disinformazione, e per una mancata tematizzazione del caso sia in ambito politico che in ambito di opinione pubblica. Il recupero del relitto dell’aereo, deciso nel 1986 in seguito all’intervento di un Comitato di pressione “per la verità”, inaugura una seconda fase in cui il tema si pone all’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica, favorendo un progressivo svelamento della verità, anche grazie al ruolo chiave svolto da alcuni soggetti. L’articolo dedica in particolare un approfondimento all’Associazione parenti vittime della strage di Ustica. 27 June 1980: on the Ustica massacre, a historical reconstruction Forty years after the events, the issue known as the "Ustica massacre" still presents various opacities. The long judicial process concluded that the crash of the civilian plane DC-9 Itavia - which occurred on June 27, 1980, with 81 people on board, near the Sicilian island of Ustica - was caused by "a military action”, but failed in identifying its perpetrators. However, the judicial truth we have - however tragically incomplete - and the rich documentation available today allow us to frame the issue in a historical perspective. The article reviews the different historically relevant aspects that together contribute to defining an overall focus of the story as a political problem. First, it illustrates the tension factors that crossed the Mediterranean area in the summer of 1980, and which mainly concerned the controversial relations between Italy and Libya in a context of return of the bipolar competition that plausibly served as a background to the reconstructed facts. The article then goes on to analyze the reception of the Ustica case in Italy, identifying a two-phase periodization. The first (1980-1986) is characterized by an almost total opacity on the causes of the accident, determined by precise disinformation strategies, and by a lack of thematization of the case both in the political and in the public opinion. The recovery of the plane, decided in 1986 following the intervention of a pressure committee "for the truth", inaugurates a second phase in which the topic is brought to the attention of the institutions and public opinion, promoting a progressive unveiling of the truth, also thanks to the key role played by some subjects. The article focuses in particular on the key role played by the Association of relatives victims of the Ustica massacre. ChiudiOccuparsi della vicenda di Ustica in termini di comprensione storica implica considerare una pluralità di storie. Vi è innanzitutto la perdita del DC-9 Itavia, avvenuta il 27 giugno 1980. Una strage avvenuta nella più totale opacità e su cui è sempre mancata la benché minima spiegaz... continua a leggere 2 agosto 1980: narrazione pubblica di una strage La narrazione pubblica della strage di Bologna del 1980, così come quella delle altre stragi dell’Italia Repubblicana, ha contribuito nel corso dei decenni a definire molteplici immaginari diffusi rispetto allo Stato e ai suoi rapporti con la Cittadinanza e con la Giustizia, interrogando costantemente l’opinione pubblica sulla trasparenza e l’operato delle Istituzioni.Le reazioni a caldo riportate dalla stampa, la cronaca dei processi e l’eco pubblica delle sentenze hanno costruito su carta il racconto pluridecennale della strage, delineando il profilo di uno Stato opaco, distante, talvolta Nemico, nel quale personalità di assoluto rilievo sono coinvolte in attività eversive dell’ordine democratico, o quantomeno nel depistaggio delle relative indagini, a dispetto di una società civile che sembra emergere dal discorso pubblico come unico baluardo della Democrazia, ultima speranza di supplire alle mancanze di uno Stato assente.Al disincantato ritratto di un’Istituzione compromessa, corrotta, connivente, nel migliore dei casi impotente di fronte alla politica delle stragi neofasciste, si affianca quello altrettanto impietoso di una Giustizia osteggiata, manchevole, spesso negata.Il filo nero delle stragi si snoda dal 1969 al 1980 in un torbido intreccio dal quale emergono temi e rappresentazioni ricorrenti: le difficoltà della giustizia italiana; le coperture offerte agli stragisti dal potere politico; la mancata collaborazione fra organi di sicurezza e Magistratura; i legami della criminalità comune con l’eversione nera e quelli di quest’ultima con i Servizi segreti.La riflessione sul racconto pubblico della strage chiama in causa anche il tema delle Politiche di Memoria e del complesso rapporto fra ricordo istituzionalizzato, Trauma e Storia. PAROLE CHIAVE: Strage, Narrazione, Neofascismo, Depistaggio, Memoria 27 June 1980: on the Ustica massacre, a historical reconstruction The public narrative of the 1980 Bologna massacre, as well as that of the other massacres of Republican Italy, contributed over the decades to define multiple popular imaginaries with respect to the State and its relations with the citizens and the Justice, constantly questioning the public opinion about the transparency and the way Institutions worked.Hot reactions reported by the press, the chronicle of the trials and the public echo of the sentences have built on paper the story of a decades-long massacre, outlining an opaque, distant, sometimes Enemy State, in which eminent persons were involved in the subversion of democratic order, or at least in the misdirection of the investigations, in spite of a civil society which seemed to emerge from public discourse as the sole bulwark of Democracy, thus representing the last hope to make up for the failings of an absent State.The disenchanted portrait of a compromised, corrupt, conniving Institution, powerless in the face of the politics of neo-fascist massacres at best, is flanked by the equally pitiless one of an opposed, failing, often denied Justice.The black thread of the massacres unfolds from 1969 to 1980 in a turbulent interweaving from which recurring themes and representations emerge: the difficulties of the Italian judicial system; the coverage offered to the massacres by the political power; the lack of cooperation between the security bodies and the judiciary; the links of common crime with the black subversion and those of the latter one with the secret services.The reflection on the public narrative of the slaughter also calls into question the theme of Memory Policies and of the complex relationship between institutionalized memory, Trauma and History.KEYWORDS: Massacre, Narration, Neofascism, Misdirection, Memory ChiudiEstate 1980. Il primo sabato d’agosto.Chiusi i cancelli delle fabbriche, abbassate le saracinesche dei negozi, gli italiani si preparano a partire per le ferie estive: le città iniziano a svuotarsi e famiglie, giovani e turisti si riversano in autostrada e affollano... continua a leggere I Nuclei Armati Rivoluzionari. Un percorso di storicizzazione Il collegamento tra i NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari) e la strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, di cui sono stati ritenuti responsabili, ne ha paralizzato la lettura come fenomeno e ha generato una narrazione cristallizzata, focalizzata sull’evento, iperdescritta attraverso particolari che possono avere rilevanza in sede giudiziaria ma non per una ricostruzione di natura storiografica.Eppure i NAR sono stati il più importante gruppo di lotta armata della destra radicale italiana e, similmente ad altre formazioni dell’ampio panorama degli anni di piombo italiani, originano da percorsi storico-politici ben definibili. Nello specifico, i NAR, pur intercettando impulsi e suggestioni del mondo extraparlamentare, si formarono nell’alveo del Movimento Sociale Italiano. Nella loro drammatica corsa portarono all’esasperazione le contraddizioni ataviche del partito neofascista e quelle proprie del MSI almirantiano degli anni Settanta, finendo per rivolgere le armi anche contro il proprio mondo di provenienza.PAROLE CHIAVE: anni Settanta, lotta armata, destra radicale The Nuclei armati rivoluzionari. A historicizing path The connection between the NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari) and the massacre of 2 August 1980 at the Bologna train station, for which they were held responsible, paralyzed their interpretation as a phenomenon and generated a crystallized narration, focused on the event, hyper-described through details that may have relevance in court but not for a historical reconstruction.Yet the NAR have been the most important extreme right wing armed group in Italy and, similarly to other formations of the wide panorama of the Italian “anni di piombo”, they originate from well-defined historical-political paths. Specifically, the NAR, while intercepting impulses and suggestions of the extra-parliamentary world, was formed inside the MSI (Movimento Sociale Italiano), the legal neo-fascist party. In their dramatic race they brought all the primordial contradictions of the neo-fascist party and those of the MSI of the Seventies, in the end turning their weapons against their own world of origin.KEYWORDS: 1970s, armed struggle, Italian extreme right Chiudi La vicenda dei Nuclei Armati Rivoluzionari è probabilmente quella maggiormente conosciuta, in particolare grazie a diverse pubblicazioni di taglio giornalistico, della storia del neofascismo italiano. Una parabola breve, di pochi anni, e tremendamente tragica che ha trovato il suo fulcro narrativo nella responsabilità d... continua a leggere Attualità dell’inattuale. Benito Mussolini: variazioni semiotiche di un dittatore In epoca contemporanea diamo per scontato, da un lato, l’impossibile ritorno di un fascismo “storico” che abbia le stesse caratteristiche di quello del secolo scorso e, dall’altro, l’inattualità della retorica e dei registri comunicativi di Benito Mussolini. Allora perché per alcuni gruppi sociali l’ex-dittatore d’Italia è ancora di moda? È a partire da questi presupposti e questa domanda generale che il contributo prende le mosse. In particolar modo, l’obiettivo principale di questo saggio è di indagare le risemantizzazioni di Benito Mussolini prodotte specificatamente nella sua città natale, Predappio. Il piccolo comune romagnolo è oggi una meta centrale per gruppi nostalgici e neofascisti che, tre volte l’anno (in occasione dell’anniversario della nascita e della morte di Mussolini e in quello della marcia su Roma), si ritrovano nella piazza del paese per mettere in atto delle pratiche di commemorazione in onore dell’ex dittatore d’Italia. Dopo qualche riferimento contestuale, si indagheranno le variazioni semiotiche che del dittatore vengono prodotte in questo spazio della memoria, dimostrando secondo quali schemi culturali Mussolini viene declinato come “santo”, “padre di famiglia” e “oggetto souvenir”. Per farlo saranno presi in analisi i tre spazi che a Predappio sono legati in maniera emblematica al ricordo dell’ex dittatore. La risemantizzazione di Mussolini come “santo” sarà indagata guardando alla cripta della sua famiglia, che si trova nel cimitero di San Cassiano, poco distante dalla piazza principale di Predappio. Lì, nel 1957, è stata tumulata la salma del dittatore. Il Mussolini “padre di famiglia”, invece, sarà studiato attraverso le modalità esposizione degli oggetti nella vecchia residenza del duce “Villa Carpena”, ora museo privato. L’ultima e terza parte di questo lavoro, incentrata sul Mussolini “souvenir”, sarà votata all’indagine di come l’immagine del dittatore venga riprodotta su oggetti venduti nei negozi di souvenir di Predappio, incoraggiando una forma di turismo nostalgico. Actuality of the outdated. Benito Mussolini: semiotic variations of a dictator Today, we take for granted the fact that the past century’s Fascism, in the specific historical form that it had in Italy, could not possibly return. We also cannot but recognize the outdatedness of the rhetoric and the communicative register of Benito Mussolini. Why, then, is the former Italian dictator still in fashion, in particular for certain social groups?This article begins with these assumptions and general questions. Its main objective is to investigate the resemantizations of Benito Mussolini, and specifically those produced in his hometown, Predappio. Today, the village in Romagna is a vital destination for nostalgic, neo-fascist groups who, three times a year (on the anniversary of Mussolini’s birth and death, and on the anniversary of the March on Rome), gather in the town square to commemorate the former dictator. Having provided some important context about this place, the article investigates the semiotic variations of the dictator within it, demonstrating the cultural schemes utilized to transmit Mussolini into the present, namely as “saint”, as “family man and father”, and as “souvenir”. To meet this aim, I address three spaces in Predappio that are emblematically linked to the memory of the former dictator. First, I consider the resemantization of Mussolini as “saint”, examining the Mussolini family crypt. This is located in the cemetery of San Cassiano, not far from the main square of Predappio, and it is where the dictator has been buried since 1957. Second, I interrogate the image of Mussolini as the “father of a family” in the objects contained in the “Villa Carpena”, the ex-residence of the duce. This building has since become a private museum, open only to fascist enthusiasts. Finally, I reflect on the notion of Mussolini as a “souvenir”, investigating how the image of the dictator is reproduced in the various objects and merchandise sold in the souvenir shops of Predappio. These objects, I argue, encourage a form of nostalgic tourism, whereby visitors can return home from the village, taking with them a small reproduction of the dictator. ChiudiNel 2018 viene distribuito in Italia “Sono tornato” un film che, sulla scia di quanto già visto in Germania tre anni prima con “Er ist wieder da” (Lui è tornato, 2015), immagina il ritorno di Benito Mussolini nel tempo presente. L’ex dittatore d’Italia si risveglia dal mondo dei morti c... continua a leggere La Lega Nord e la reinvenzione dei miti identitari (1984-2010) La costruzione identitaria della Padania poggia le sue basi su un complesso e articolato disegno teorico in cui compaiono riferimenti al celtismo, al mondo pagano, al mondo cristiano, alla mitologia fluviale e a un passato mitizzato. Per divulgare il romanzo padano, la Lega Nord non attinge dalla storia, ma si appella piuttosto alla tradizione o alla memoria collettiva. I teorici del partito scelgono abilmente dei simboli che posseggono un’eccedenza semantica che rende possibile una metamorfosi delle attribuzioni di significato, riuscendo dunque a strutturare delle identità collettive attorno a riferimenti spazio-temporali che rinsaldano la memoria di un passato comune (Alberto da Giussano, Pontida, il Sole delle alpi, il Po). La rivista storico-scientifica “Quaderni padani”, attiva dal 1995 al 2011, contiene e riassume il repertorio ideologico che è stato utilizzato per legittimare la storia, la tradizione, lo status dei popoli padani e per rafforzare la coesione sociale, i sistemi di valore e le convenzioni di comportamento. In questa ricerca, attraverso l’analisi di alcuni articoli pubblicati dagli autori, più di duecento, che hanno collaborato con la rivista, vengono esaminati i criteri mediante i quali è stata definita l’autorappresentazione della Padania che si fonda sull’uso strumentale del passato e sull’ invenzione della tradizione. La descrizione degli elementi che dovrebbero determinare i confini fisici della «koinè padana» (etno-linguistici, la storia, la geografia, i caratteri culturali e socioeconomici, la volontà popolare) evidenzia forzature ideologiche e manipolazioni storiche che attestano una mancanza di rigore scientifico e di cautela nelle valutazioni. Ciononostante, l’apporto culturale di “Quaderni Padani” contribuisce a dare consistenza al progetto che raggiunge un’indiscussa efficacia politica: centinaia di migliaia di militanti hanno sostenuto l’ambiziosa proposta del Carroccio, condividendo l’apparato simbolico-rituale-mitico di ciò che può essere definita una sorta di religione politica, un unicum nella storia repubblicana italiana.PAROLE CHIAVE: Padania, mito, identità, Lega Nord, “Quaderni Padani” The Lega Nord and the reinvention of identity myths (1984-2010) The structure that defines and shapes the Padania is based on a complex and articulated theoretical design, which includes references to the Celtic culture, paganism, Christianity, fluvial mythology and to a mythologized past. Rather than relying on history to divulge the padanian narrative, the Lega Nord relies on traditions and common believes. The strong symbols’ semantic is accurately chosen by the party’s theorists, which are able to achieve a metamorphosis of the symbols’ meaning and through them to structure the collective identity around commonly recognized references that reinforce the memories of a common past. (Alberto da Giussano, Pontida, il Sole delle alpi, il Po). The scientific and historical journal “Quaderni Padani”, active from 1995 to 2011, summarizes the ideological repertoire utilized to legitimize the history, traditions and status of the padanian’s communities, while reinforcing their social cohesion, value systems and behavioral conventions. This research is based upon the review of articles published by more than 200 authors that have cooperated with “Quaderni Padani”. The purpose of this work is to identify the criteria through which the Padania’s self-representation has been defined, a representation based on the instrumental use of the past and the fabrication of traditions. The description of the elements that should define the «koinè padana» (ethno-linguistic, history, geography, cultural and socio-economic characteristics, popular will) highlights ideological stretches and historical manipulations that attest to a lack of scientific rigor. Nonetheless, the cultural contribution of "Quaderni Padani" provides additional strength to a project that achieved undisputed political effectiveness: hundreds of thousands of militants have embraced the Carroccio’s ambitious proposal, sharing the symbolic-ritual-mythical apparatus of what can be defined as a sort of political religion, an unicum in the Italian republican history.KEYWORDS: Padania, myth, identity, Lega Nord, “Quaderni Padani” Chiudi La Ndrangheta calabrese e la sua evoluzione L’organizzazione criminale denominata ‘ndrangheta ha origini nel periodo post unitario e da allora, è in grado di infiltrarsi e inquinare quasi ogni aspetto della sfera pubblica o privata della società in cui viviamo. Si espande, cresce e recluta. È in grado di adattarsi e affrontare qualsiasi tipo di necessità, divenendo la terza industria economica a livello mondiale. La ‘ndrangheta intreccia strade comunicative tra Stato e politica, tradizione e famiglia, modernità e progresso, passato e presente, mostrando particolare capacità nel mondo degli affari, così come nel ricorrere al delitto d’onore. Vi è la necessità di mantenere integro il potere mafioso di cui si gode dentro e fuori la struttura mafiosa. Dalla «vecchia» mafia al mafioso «nuovo», è così che il fenomeno viene investito da un continuo processo di rinnovamento.Sta proprio nella sua capacità di evolversi che la mafia rivela la sua funzione parassitaria, caratteristica, che insieme all’«area grigia», rappresenta linfa vitale dell’associazione a delinquere. Una buona duttilità e mutevolezza spinge a disegnare l’immagine di un’organizzazione forte e quasi invincibile. Un’analisi del fenomeno ‘ndranghetista dunque, deve concentrarsi in gran parte sulle relazioni sociali che l’organizzazione è in grado di creare al suo interno e con il mondo esterno. La ‘ndrangheta non si contrasta solo con un forte e duraturo impegno da parte dello Stato, ma soprattutto con decisi processi culturali e pedagogici. Inoltre andrebbe limitato ad essa il reclutamento del «capitale sociale meno abbiente», insieme a tutti coloro che ricadono nel cerchio della disoccupazione. In alcune aree della Calabria, soprattutto nelle zone dell’entroterra della regione, vengono meno persino i requisiti minimi per una degna sopravvivenza. Questo significa terreno fertile per dar vita alla terza generazione di ‘ndrangheta.PAROLE CHIAVE:‘Ndrangheta, Evoluzione, Calabria, Sequestri, Struttura, Infiltrazioni The Calabrian ‘Ndrangheta and its evolution The criminal organization called ‘ndrangheta has its origins in the post-unitary period and since then it is able to infiltrate and pollute almost every aspect of the public or private sphere of the society we live in. It expands, grows and recruits. It is able to adapt and address any kind of need, becoming the world’s third largest economic industry. ‘ndrangheta weaves communicative roads between State and politics, tradition and family, modernity and progress, past and present, showing particular skills in the business world, as well as in resorting to the crime of honour. There is a need to keep intact the mafia power that is enjoyed inside and outside the mafia structure. From the «old» Mafia to the «new» Mafia, this is how the phenomenon is invested by a continuous process of renewal.It is precisely in its ability to evolve that the Mafia reveals its parasitic function, a characteristic which, together with the «grey area», represents the lifeblood of the criminal association. A good ductility and changeability pushes to draw the image of a strong and almost invincible organization. An analysis of the ‘ndrangheta phenomenon, therefore, must concentrate largely on the social relations that the organization is able to create within it and with the outside world.‘Ndrangheta is not only opposed by a strong and lasting commitment from the State, but above all by strong cultural and pedagogical processes. It should also be limited to the recruitment of «less well-off social capital», together with all those who fall into the circle of unemployment. In some areas of Calabria, especially in the hinterland of the region, even the minimum requirements for a worthy survival are lacking. This means fertile ground to give life to the third generation of ‘ndrangheta.KEYWORDS:‘Ndrangheta, Evolution, Calabria, Seizures, Structure, Infiltrations Chiudi L’Unione Radiofonica Italiana tra il 1923 e il 1927: storia e contesto politico Il contenuto del lavoro consiste in un analisi storica della radio italiana nell arco temporale dal 1923 al 1927, descritta tramite le vicende del primo ente radiofonico italiano denominato U.R.I. (Unione Radiofonica Italiana), nato per volere del Partito Nazionale Fascista. Viene contestualizzato l’utilizzo del mezzo radiofonico da parte del fascismo descrivendo come questo strumento abbia contribuito a favorire lentamente la propaganda politica di Mussolini rivolta al popolo italiano tramite un’apposita legislazione in materia di comunicazione radio, e soprattutto grazie ai contenuti delle trasmissioni mandate in onda dalle prime stazioni radiofoniche. Viene analizzato lo sfruttamento della radio da parte del fascismo, che grazie a una propaganda preparata a tavolino riesce a modellare, sebbene in modo confusionario, le necessità politiche di Mussolini tramite i vari palinsesti, strutturati per rispondere a questo tipo di esigenze.Dal lavoro svolto si può considerare il periodo compreso tra il 1923 e il 1927 come l’epoca di costruzione e sperimentazione del sistema radiofonico italiano, sviluppato però dal fascismo in modo da trasformarlo lentamente in un mezzo di comunicazione di massa per accrescere il consenso.La ricerca è frutto d’indagini bibliografiche tramite l approfondimento di diversi libri inerenti il mondo storico, radiofonico e politico con l’aggiunta di riferimenti a documenti cartacei (Archivio di Stato) e altri tipi di documenti reperibili nelle banche dati digitali (tra cui ad esempio il Radio Corriere). Grazie a questo lavoro di ricerca effettuato tramite l approfondimento delle manovre politiche e commerciali radiofoniche, iniziative varie, palinsesti e contenuti politici di alcune trasmissioni, è stato possibile analizzare alcuni aspetti importanti del contesto radiofonico italiano durante gli anni dell’U.R.I..Nel lavoro da me compiuto ho voluto evidenziare la continua sperimentazione e talvolta contraddizione che il Partito Nazionale Fascista ha avuto nella costruzione del sistema radiofonico italiano. Un sistema nato inizialmente senza una chiara idea su come strutturarlo e con evidenti limiti di risorse e contenuti, proseguito poi con tentativi più o meno riusciti per accrescere la base d’ascolto e di conseguenza migliorare la propaganda politica tramite la radio.PAROLE CHIAVE: Sistema radiofonico, Fascismo, U.R.I., Propaganda politica, Storia delle comunicazioni The start of Italian radio: history and political context (1923 - 1927) The content of the work consists in an historical analysis of italian radio during the period from 1923 to 1927, described through the events of the first Italian radio agency called U.R.I. (Unione Radiofonica Italiana), born at the behest of the National Fascist Party. The use of the radio medium by fascism is contextualized by describing how this instrument has helped to slowly promote Mussolini's political propaganda aimed at the Italian people through a special legislation on radio communication, and especially with the contents of the transmitted programs by the first radio stations. The exploitation of radio by fascism is analyzed through a propaganda prepared at the table, altough in a confusing way, who can model the political needs of Mussolini through the various schedules, structured to meet these types of needs.From the work done, the period between 1923 and 1927 can be considered as the era of construction and experimentation of the Italian radio system, developed by fascism in order to slowly transform it into a means of mass communication to increase consensus.The research is the result of bibliography surveys through the deepening of several books concerning history, communication history and politics with the addition of references to paper documents (State Archive) and other types of documents available in digital databases (including Radio Courier). Thanks to this research work carried out through the deepening of political and commercial radio maneuvers, various initiatives, schedules and political content of some broadcasts, it was possible to analyze some important aspects of the Italian radio context during the years of the U.R.I..In the work i have done, i wanted to highlight the continuous experimentation and sometimes contradiction that the National Fascist Party had in the construction of the Italian radio system. A system born initially without a clear idea on how to structure it and with obvious limitations of resources and content, then continued with more or less successful attempts to increase the listening base and consequently improve political propaganda via radio.KEYWORDS: Radio system, Fascism, U.R.I., Political propaganda, Communications history Chiudi Il miserabile nella letteratura europea. Possibile excursus di una presenza scomoda e sfuggente Nel seguente saggio l’autore si sofferma, dapprima, sulla complessa definizione di povero e di povertà elaborata dalla cultura occidentale tra il tardo Medioevo e l’esordio dell’età moderna; quindi passa ad approfondire l’uso che di questi stessi concetti ha fatto la letteratura europea ma soprattutto italiana, dal XVI al XX secolo. In particolare, egli dedica ampia attenzione alla svolta segnata, in tal senso, dalla narrativa romantica e poi verista, in quanto capace di introdurre finalmente l’umile come protagonista “serio” dell’opera e di narrarne la vita con sollecitudine e secondo le regole del realismo moderno. Da ultimo, nella parte finale del testo, l’autore indugia su alcuni tra i più rappresentativi scrittori italiani del Novecento, nell’intento di dimostrare come ormai la miseria venga da essi trattata alla stregua di un correlativo simbolico di una più ampia condizione non solo sociale ma anche esistenziale. The miserable in European literature. Possible excursus of an uncomfortable and elusive presence In this essay the author analyzes, at first, the problematic definition of the poor and poverty as well, developed by Western culture between the Middle Ages and the beginning of the Modern Age. Subsequently, he goes on to examine the use of these same topics by both European and, above all, Italian literature, between the 16th and 20th century. Specifically, regarding this issue, he devotes broad attention to the turning point marked by Romantic and Veristic narrative, that proved to be capable of introducing the poor as a “serious” main character of the novel and telling his life with concern and according to the rules of modern realism. Finally, in the ending part of the essay, the author insists on some of the most representative Italian writers of the 20th century, in order to prove that misery was now treated as a sort of a symbolic correlative of a wider condition both social and existential. ChiudiR. Quando è adolescente, oltre a scrivere su “La Zanzara”, mio padre comincia a collaborare anche con “MilanInter”, settimanale sportivo dedica... continua a leggere In tempo di isolamentodi Andrea Broglia ‘Isolare’, leggo sul De Mauro, è ‘separare da tutto ciò che circonda’. Nel dizionario etimologico è ancora più duro, ‘staccare checchesìa attorno da qualunque corpo’. Eppure isolare viene da isola, e questa parola per me è sempre stata un sogno. Nato dopo la guerra non mi sfiorava l’idea di associarla al confin... continua a leggere COVID-19: al bivio della civiltàdi Massimiliano Capra CasadioNon è stata la prima volta. E con tutta probabilità nella storia dell’uomo non sarà nemmeno l’ultima. Per certi aspetti era anche prevedibile. Numerosi scienziati in tutto il mondo, figure particolarmente lungimiranti come Bill Gates, o esperti fra cui il docente di ecologia Almo Farina, avevano già lanciato l’allarme da ... continua a leggere Juventus. storia di una passione italiana. Dalle origini ai giorni nostri, Utet, Milano 2019"> A. Agosti, G. De Luna, Juventus. storia di una passione italiana. Dalle origini ai giorni nostri, Utet, Milano 2019di Daniele SerapigliaGiampaolo Ormezzano, una delle grandi firme del giornalismo italiano, nel 2008 narrava, riprendendo un testo di Oliviero Bhea, come la stampa sportiva si passata attraverso tre periodi differenti. Il primo contraddistinto dall’amore, il secondo dall’erotismo, il terzo dalla pornografia. Quest’ultimo riguarda gli ultimi anni i... continua a leggere Prima nomina"> Un erudito sulle tracce dei Prima nominadi Elisabetta BrizioSui nomi divini è un libro desueto e potenzialmente prezioso: un’edizione commentata (i criteri ermeneutici sono dettagliati nella Nota al testo), una antologia, si dice in quarta, essenziale, volta a diradare un silenzio postumo troppo a lungo protrattosi, quasi una conseguenza inestinguibile, come un... continua a leggere Verit e giustizia un documentario inedito a cura di Andrea Broglia, prodotto da Mneo, Archivio Italiano della Memoria, un progetto rivolto ai giovani che ad oggi ha raccolto circa 400 racconti di testimoni di grandi eventi, protagonisti della cultura, dello spettacolo, dello sport e della societ civile italiana Bibliomanie inserita nell'elenco Anvur delle riviste scientifiche per la classe 11 (Bibliomanie 2280-8833, ultimo aggiornamento 06/11/2019 - Asn 2018 - 2020) La sezione Saggi e Studi sottoposta al sistema del doppio referaggio anonimo (double peer - review). I contributi presenti nelle altre rubriche sono stati valutati dalla redazione

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